Nel settore della pesca sono 14mila e risultano decisive pur nel silenzio

Ago 11, 2023Contributi

di Florinda Scicolone

 

Operano nell’ombra ma come gli uomini si svegliano all’alba, catturano il pesce, lo portano ai mercati o lavorano in imprese di trasformazione

 

Un binomio che rappresenta l’idea di forza, la forza delle donne unita alla forza che scaturisce dal mare. Però esprime anche nel contempo la necessità della valorizzazione che deve essere posta sia alle donne che al mare.

 

Siamo in pieno decennio del Mare delle Nazioni unite delle Scienze del mare per lo sviluppo sostenibile obiettivo da raggiungere con Agenda 2030 della Nazioni unite. L’obiettivo numero quattordici infatti riguarda la conservazione e l’utilizzo in modo sostenibile degli oceani, mari e delle risorse marine. Tale obiettivo si pone che parte del traguardo dovrà essere raggiunto attraverso la riduzione significativa di tutti i tipi di inquinamento marittimo entro il 2025. Invece, entro il 2030, si dovrà raggiungere l’aumento dei benefici economici dei piccoli stati insulari in via di sviluppo facendo ricorso ad un utilizzo più sostenibile delle risorse marine compresa la gestione sostenibile della pesca, dell’acquacoltura e del turismo. Altresì, si dovrà raggiungere il goal di fornire l’accesso ai piccoli pescatori artigianali alle risorse ed ai mercati marini ed il potenziamento dell’utilizzo sostenibile degli oceani e mare come riportato nella convenzione delle Nazioni unite sul Diritto del Mare che fornisca il quadro legale per la conservazione.

 

Nel perseguimento della sostenibilità delle politiche marine si inserisce la necessità della valorizzazione delle figure professionali delle donne legate al mare.

 

Mi riferisco alla valorizzazione di un antico mestiere artigianale particolare che è quello delle donne pescatrici.

 

Oggi, poco si ricorda che le donne che lavorano nel settore si stima siano circa 14mila, donne impegnate dalla cattura alla trasformazione del pesce.

 

Quando si pensa al mestiere del pescatore si pensa erroneamente che sia un mestiere esclusivamente maschile, non è affatto cosi, ci sono circa 14 mila donne che affrontano un lavoro duro ma sorrette dalla passione del mare, che affrontano l’inizio della giornata alle prime luce dell’alba, affrontano anche le fredde albe invernali, attendono per la cattura del pescato, puliscono le barche, le reti, ritirano le reti sistemano il pesce.

 

Ma quello che ancor di più non si conosce è che sono nelle maggior parte dei casi le forze silenziose che si dedicano alla cura del mare perché, oltre all’importanza sociale del loro lavoro perché ci fanno arrivare il pesce che portiamo a tavola, sono anche gli angeli del mare perché sono coloro le quali più di tutti si occupano della cura del mare perché prima di ritirare le loro reti la maggior parte delle volte lo liberano degli innumerevoli rifiuti inquinanti che trovano, quindi possiamo dire che il loro lavoro silenzioso e poco riconosciuto e invece di enorme importanza per la tutela e sostenibilità del mare.

 

Il 2022 è stato dalla Fao proclamato l’Anno internazionale della Pesca e dell’acquacoltura artigianale e sostenibile e proprio in questo anno con il nuovo Governo del paese vi è stato la nascita per la prima volta di un importante delega con il ministero del Mare quindi è auspicabile che il nuovo ministero dia corso anche tra l’altro a una politica strutturale a tutela della valorizzazione del mestiere delle donne pescatrici.

 

 

FONTE: Il Tirreno